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Donato Bilancia

Donato Bilancia

Nascita: 10 luglio 1951
Morte: vivente

Nazionalità:
Italia
Numero vittime: 17
Periodo attività: 1997-1998
Soprannome: il giustiziere

     La storia di Donato Bilancia non è la storia di un serial killer che può essere definito "tipico". Nel corso del suo cammino omicida ha cambiato tre volte il suo modus operandi, i luoghi dove colpiva, la tipologia di vittima preferita. Questo non è frequente nelle abitudini dei serial killer. Prima di tutto ha ucciso per vendetta, come nel caso delle prime vittime, legate al mondo del gioco d'azzardo e dei debiti, poi si trasforma in missionario e comincia ad uccidere le prostitute che incontra, ed infine si trasforma in un vero omicida per passione, uno spietato assassino che non sa più rinunciare a distribuire morte.
     Donato Bilancia nasce a Potenza, il 10 luglio del 1951, da Rocco Bilancia e Anna Mazzaturo. All'età di tre anni la sua famiglia di trasferisce in Piemonte, ad Asti, insieme a parenti del padre. Ma non sarà il suo unico trasferimento in quanto nel giro di pochi anni i Bilancia si trasferiscono a Genova, dove Donato poi vivrà tutta la vita. L'infanzia del piccolo Donato non presenta notizie di grossa rilevanza. Si tratta di un'infanzia tutto sommato normalissima, senza violenze, anche se segnata da un grosso silenzio in famiglia ed una mancanza di gesti affettuosi da parte dei genitori. Dal punto di vista salutare, invece, il piccolo Donato soffre in tenera età di asma e, segnale più caratteristico per i futuri serial killer (vedi anche la pagina "cos'è un serial killer?" in questo sito alla voce "segnali pericolosi"), soffre di enuresi notturna fino all'età di 11 anni. A scuola il bambino non denota particolari difficoltà di integrazione o di apprendimento fino alle scuole medie inferiori, mentre si segnalano grossi problemi nel portare a termine gli studi durante il ciclo di scuole medie superiori.
     La sua vita è scossa da tre grossi traumi che lo segneranno a vita, e dal quale non riuscirà mai a riprendersi del tutto. Si tratta di due importanti incidenti stradali e di un trauma familiare. Il primo incidente di auto avviene nel 1982, quando perde Bilancia in giovane etàil controllo del camion che stava guidando e precipita da un viadotto. L'impatto gli procura diverse fratture multiple, più diversi giorni trascorsi in coma all'Ospedale S. Martino di Genova. Da quell'incidente ne uscirà con ben il 44% di invalidità.
     Nove anni più tardi, nel 1991, resta coinvolto nel secondo incidente di auto. Stavolta non è lui alla guida. La macchina su cui viaggia finisce contro un palo. L'urto gli procura diverse fratture al femore e al bacino. Anche questa volta finisce in coma, ma ne esce dopo diverse ore. Da questo incidente ne uscirà con un ulteriore 18% di invalidità.
      Il terzo trauma invece è di natura psicologica, ed avviene nel 1987, nel periodo tra i due incidenti stradali. E' il 19 marzo di quell'anno, festa del papà, e quella mattina suo fratello Michele Bilancia ha appena avuto la notizia dell'avvenuto divorzio da sua moglie. Così decide per un gesto estremo e, con in braccio il figlioletto Davide di 4 anni, si butta sotto l'espresso Ventimiglia- Genova. Una linea che poi tristemente lo stesso killer comincerà a frequentare.
     Sembra evidente che la gravità di questi traumi, abbia avuto un grosso risvolto sui fatti che sarebbero poi successi. Da un lato abbiamo due grossi danni a livello cerebrale, con seguenti stati di coma, e dall'altro una sventura familiare che lo legò probabilmente ai treni, finendo per cambiare ancora modus operandi e scegliendo le sue vittime proprio sui vagoni dei treni. Oltre a questo, la sua vita ebbe una sbandata abbastanza precoce, incappando da subito in un lungo curriculum di arresti e condanne di diversa natura. In sequenza accumula un arresto nel 1973 per furto, nel 1974 viene arrestato a Como per detenzione illegale di armi da fuoco, nel 1976 mentre sta ancora scontando una pena di 1 anno e 6 mesi, evade dall'ospedale S.Martino di Genova, dove era ricoverato e si allontana dopo aver indossato dei comunissimi abiti ed essersi tranquillamente mescolato tra la folla. Ma la serie di arresti non finisce qui. Nel 1981, nel tentativo di rapinare una coppia, finisce per sequestrarla insieme a due complici. Ancora nel 1983, per furto e nel 1988 per un'altra rapina. Nel 1990 viene accusato da una prostituta di violenza carnale, ma l'accusa decade perchè non supportata da prove. Donato ormai è conosciuto nell'ambiente della malavita genovese. I suoi genitori ormai si sono trasferiti nuovamente in Piemonte, dopo che il padre Rocco se ne è andato in pensione, e lui abita da solo a Genova. Inoltre Donato è un grosso giocatore d'azzardo. Ed è proprio in questo ambito che matura il primo della lunga lista di omicidi del serial killer italiano più prolifico.
     La catena ha inizio il 16 ottobre del 1997 quando Donato Bilancia uccide Giorgio Centanaro. Si tratta di un imprenditore del posto, molto legato in affari con bische clandestine. Bilancia si reca da lui quella sera, nella sua casa di Molassana, lo coglie nel sonno e lo soffoca con un cuscino. Il movente è il più classico: debiti di gioco. Ma la morte verrà archiviata come causata da infarto fino a quando non verrà arrestato successivamente.
     Passano solo 8 giorni, il 24 ottobre dello stesso anno Bilancia si reca in casa di Maurizio Parenti, e nel portone di casa gli punta una pistola alla schiena, intimandogli di salire in casa dove dei suoi complici stavano già dando una lezione alla moglie (ma era solo una scusa per farlo collaborare). Una volta in casa, sempre sotto la minaccia della pistola, fa denudare i coniugi Parenti, per poterli meglio legare ed imbavagliare con il nastro adesivo perchè, come dirà lui stesso poi, sulla pelle questo aderisce meglio. Dopo averli immobilizzati vengono fatti sdraiare sul letto matrimoniale e freddati. Maurizio Parenti muore con un colpo alla nuca, sua moglie, Carla Scotto, con due colpi alla schiena. I corpi verranno ritrovati il giorno dopo dalla governante di casa. Maurizio Parenti era molto amico del boss malavitoso locale ed era legato al racket genovese. Bilancia scappa via con un bottino superiore ai 10 milioni di lire e 2 orologi Rolex.
     27 ottobre 1997. Terzo omicidio, stavolta a soli tre giorni dal precedente. Donato Bilancia si spaccia per un postino, suona al citofono dei signori Bruno Solari e Luigia Pitto, una coppia di orefici in pensione, sale in casa loro e dopo essersi chiuso la porta alle spalle, dichiara che quella in realtà è una rapina. La prima ad essere colpita è la signora Luigia, a cui spara quando lei urla alla domestica di chiamare la polizia. Poi spara due colpi al marito Bruno, raggiungendolo alla schiena. La domestica si salverà invece rifugiandosi sul terrazzo.
     Il quarto delitto avviene il 13 novembre del 1997 a Ventimiglia, ancora per rapina. Bilancia è in grosse difficoltà finanziarie per gli enormi debiti accumulati, così decide di assaltare l'ufficio di cambiavalute. Prima però si apposta per diverse sere li vicino ed osserva il comportamento del titolare Luciano Marro. L'unico modo per introdursi è quando questi va a buttare la spazzatura, poichè questo è l'unico momento in cui lascia la porta aperta. Bilancia in questo modo si intrufola, si appropria di ben 45 milioni di lire e fredda la povera vittima scaricandole l'intero caricatore in testa.
     Genova, 25 gennaio 1998. La vittima è Giangiorgio Canu, professione metronotte. La vittima viene scelta appositamente dal killer, che questa volta ha semplicemente "voglia" di uccidere un metronotte, così studia per diverse sere il gruppetto che si trattiene davanti ad un tabaccaio e poi da li si dividevano, ognuno per il suo giro. Sceglie Canu per comodità e convenienza. Si sposta da solo e fa un giro in vie isolate.
     Varazze, 9 marzo 1998. Prima prostituta a cadere vittima della follia omicida di Donato Bilancia. Si tratta della L'identikit di Bilancia 25enne albanese Stela Truya. L'assassino la porta verso il mare, poi accosta la macchina di fianco ad un muretto, per impedirle di uscire dal suo lato, la fa spogliare e la costringe ad uscire tutta nuda dal lato del guidatore. La porta sugli scogli, le ordina di ammirare il mare. Lei obbedisce, mentre lui da dietro le copre la testa con un asciugamano e le spara alla nuca.
     Pietra Ligure, 18 marzo 1998. Sul rettilineo di Albenga preleva con la solita promessa di un maxi pagamento da un milione di lire l'ucraina 23enne, Luydmila Zuskova. La porta dietro un ospedale, zona che aveva già perlustrato e dopo aver avuto un rapporto orale con lei, la fa scendere. Le sparerà diversi colpi alla nuca mentre lei gli da le spalle.
     Solo due gorni dopo, il 20 marzo, muore un altro cambiavalute. Siamo a Ventimiglia, Donato Bilancia approfitta quando Enzo Gorni, questo il nome della vittima, esce a pulire la vetrina per intrufolarsi nell'ufficio e chiedere i soldi sotto la minaccia della pistola. Ma i soldi sono pochi, Bilancia vuole gli altri, perchè sicuramente ce ne sono degli altri. Gorni allora gli indica il bancone e, mentre il killer si dirige in quella direzione, cerca di afferrare la pistola, ma Bilancia se ne accorge e gli scarica addosso tutto il caricatore.
     La scia di sangue è tremenda. Ancora 4 giorni soltanto e Bilancia uccide altri due metronotte. Si tratta di Candido Randò e Massimiliano Gualillo, che lo sorprendono in macchina con un transessuale. Uno dei due dice di andare a chiamare la centrale. A quel punto la paura dell'arresto si impossessa dell'assassino che scende dalla macchina e spara subito ad uno delle due vittime. Poi si gira e spara anche all'altro. Nel trambusto il transessuale scappa nell'scurità tra i cespugli. Bilancia gli spara nel buio ma non lo colpisce, allora torna dai due metronotte e li finisce con i restanti colpi che ha nel caricatore.
     Cogoleto, 29 marzo 1998. E' la volta di Evelyn tessy, prostituta nigeriana di 27 anni. Bilancia usa lo stesso stratagemma solito. Parcheggia vicinissimo al muro per pimpedire l'apertura della portiera dal lato del passeggero e costringe Evelyn a scendere dal lato del guidatore. Questa obbedisce ma poi si ribella, morde Bilancia alla mascella. Morirà con tre colpi alla nuca.
     Il 12 aprile dello stesso anno le vittime diventano quattordici. Ma qualcosa cambia. Bilancia comincia ad uccidere sui treni. E' sull'Intercity nella zona di Ventimiglia quando, dopo averla osservata a lungo, si accorge che Elisabetta Zoppetti, infermiera 32enne, si alza per andare in bagno. Bilancia la raggiunge, apre la porta del bagno con una chiave quadra e le spara alla nuca, coprendole, come faceva praticamente a tutte le vittime, la testa con la sua stessa giacca.
     14 aprile 1998, località Pietra Ligure. Ancora una prostituta. Si tratta della macedone Kristina Mema. Bilancia di apparta con lei per avere un rapporto sessuale. Dopo la fa scendere dalla macchina, le dice che la lascia lì e la fa sedere. La ragazza impaurita obbedisce. Bilancia le copre il capo con il giubbino di pelle e le spara alla nuca.
     Ancora quattro giorni, ancora un vittima, di nuovo sul treno. E' il Genova - Ventimiglia e sono le 21.55 del 18 aprile. Nota in uno scompartimento Mariangela Rubino, cameriera 29enne. Anche lei commette il grave errore di andare in bagno e così, dopo qualche minuto, viene raggiunta dal killer che apre la porta con la solita chiave, la costringe ad inginocchiarsi dandogli le spalle e, come sempre, le copre la testa e spara. E finalmente commette un errore. Dopo aver ucciso la cameriera si masturba davanti al cadavere, ripulendosi poi la mano sugli indumenti di questae lasciando alla polizia finalmente un grosso indizio, il suo DNA. Bilancia scende a Bordighera alle 22,15. Solo 20 minuti per ammazzare un'altra innocente.
     La sua ultima vittima la farà ancora due giorni dopo. Il 21 aprile ad Arma di Taggia, quando nel corso di una rapina uccide La mercedes nera di Bilanciail gestore di un distributore di benzina, Giuseppe Mileto di 50 anni. Ruba l'incasso della giornata di 2 milioni e quando questi chiede alla barista di chiamare la polizia, Bilancia lo fredda.
     Il massacro ha termine finalmente la mattina dle 6 maggio del 1998, quando Bilancia viene arrestato dai Carabinieri davanti all'ospedale San Martino di Genova. Il killer non oppone resistenza e si lascia ammanettare. Gli agenti erano sulle sue tracce già da qualche giorno ma avevano bisogno di tracce biologiche da confrontare con quelle rinvenute sul cadavere di Mariangela Rubino. Durante una pausa al bar per il caffè, un carabiniere in borghese sequestra la tazzina dove Bilancia aveva bevuto, spacciandosi per un veggente che leggeva i fondi di tazzine. Non si poteva rischiare il fallimento dell'operazione, così il carabiniere si allontana lasciando il barista incredulo e porta la tazzina ai laboratori. La prima udienza del processo si avrà in data 13 maggio, una settimana dopo il suo arresto. Dalle perizie psichiatriche effettuate, ne uscirà un individuo sano di mente, perfettamente in grado di intendere e di volere al momento degli omicidi. La difesa aveva cercato di puntare all'infermità mentale in vista dei due gravi incidenti stradali con conseguenze traumatiche alla testa. Viene inoltre riscontrata la capacità e la freddezza di pianificare con precisione ogni delitto, con precedenti sopralluoghi sui luoghi. Donato Bilancia viene così condannato a 13 ergastoli.


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