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Genene Jones

Genene Jones

Nascita: 13 luglio 1950
Morte: vivente
Nazionalità:
U.S.A. (Texas)
Numero vittime: 11-46
Periodo attività: 1981-1983
Soprannome: infermiera della morte

     Genene Ann Jones nasce in Texas il 13 luglio del 1950 ma viene subito lasciata dai suoi genitori naturali e viene data in adozione. I suoi genitori adottivi si chiamano Dick e Galdy Jones, ed hanno una bella casa di 2 piani nei dintorni di San Antonio, sempre in Texas, con 4 camere da letto. Nella stessa casa vivevano gli altri 3 figli dei coniugi Jones, tutti adottivi. Il padre Dick, lavorava nel campo dei locali notturni e night-club, un'attività che inizialmente rendeva bene, ma che era destinata ad andare male per una serie di motivi, tra cui anche il vizio del gioco. Dick decide allora di aprire un ristorante, ma nemmeno questa nuova attività andò bene così, quando Genene aveva appena dieci anni, finisce in carcere con l'accusa di aver sottratto, dopo essersi introdotto nella casa di un suo conoscente, gioielli e soldi dalla cassaforte per un valore di 1500 dollari. Tutta via le accuse vennero ritirate quando Dick disse che doveva essere tutto uno scherzo. Come ultimo tentativo allora prova a mettersi nel campo dei manifesti pubblicitari. Genene affermerà poi che questo è stato il periodo più bello della sua vita, perchè spesso accompagnava il padre e lo guardava dal furgone mentre lui attaccava i manifesti. Per lei era gratificante poichè per una volta sentiva le attenzioni del padre, che sempre aveva cercato di ottenere in quella famiglia in cui non riusciva a sentirsi uguale agli altri. La continua ricerca di attenzione da parte degli altri sarà la caratteristica predominante del carattere di Genene. A scuola, invece, aveva un carattere chiuso, probabilmente per via del suo aspetto fisico, di bassa statura e in sovrappeso. Questo la rese più aggressiva e prepotente verso amici e conoscenti, che imparò ben presto a sfruttare in modo da ottenere sempre il massimo da ogni situazione.
     Gli eventi che segnarono la vita di Genene furono la scomparsa di 3 membri della sua famiglia, il padre e due suoi fratellastri. Il primo a lasciarla fu Travis, il fratellastro a cui più di tutti era affezionata. Lei aveva 14 annuna foto di Genene in età scolasticai quando lui, 16enne, morì mentre fabbricava in casa una bomba artigianale che gli esplose in faccia. Il decesso buttò Genene nella disperazione più totale, era venuta a mancare l'unica persona che le prestava attenzione. Al funerale svenne dopo aver strillato e pianto per tutta la cerimonia. Ma i lutti in famiglia non erano finiti. Dopo circa un anno, era il natale del 1967, a suo padre venne diagnosticato un tumore in fase terminale, che lo uccise nel giro di pochi mesi, anche perchè lui stesso rifiutò tutte le cure. Questo secondo lutto gettò nello sconforto anche sua madre Gledy, che cominciò così ad ubriacarsi continuamente, lasciando Genene sempre più sola. Decise così che l'unico modo per uscire da questa situazione era il matrimonio, così dopo essersi diplomata, si fece sposare da Jimmy Harvey Delany Jr. facendogli credere di essere rimasta incinta. Il matrimonio in realtà durò ben poco, perchè dopo sette mesi Jimmy si arruolò nella Marina Militare e si imbarcò subito, lasciandola ancora una volta sola. Iniziò da subito a frequentare altri uomini, solo per storie di sesso, preferendo solitamente uomini sposati a cui poi raccontava, nella sua costante smania di ricevere attenzioni, di essere stata più volte violentata da bambina. In quel periodo Genene era aiutata economicamente dalla madre, per cui decise di trovarsi un lavoro e si iscrisse ad una scuola per estetisti. Nel frattempo Jimmy tornò dalla missione in Marina ed incurante dei tradimenti, ebbe un figlio con Genene. Ma il matrimonio finì comunque e i due divorziarono. In questo periodo arriva il terzo lutto familiare che segna un'ulteriore svolta nella sua vita. Muore anche il suo fratellastro più anziano ed anche lui di cancro, così Genene inizia a sviluppare una certa ossessione verso questa malattia, a tal punto da lasciare la professione di parrucchiera per paura di ammalarsi anche lei, a causa delle sostanze per i capelli che ogni giorno maneggiava continuamente.
     Essendo il salone di bellezza all'interno di un ospedale, in modo quasi naturale Genene pensò di iscriversi ad un corso per diventare Licensed Vocational Nurse, ossia una sorta di infermiera professionale che lavorava sotto la guida di medici professionisti. Nel 1977 ottiene il diploma e comincia a lavorare presso il San Antonio Methodist Hospital, ma si fa subito notare perchè nel suo operato finisce per oltrepassare le sue cIl Bexan County Medical Centerompetenze ed emette diagnosi che non le competono. Per questo viene licenziata dopo 8 mesi. Da qui verrà infine assunta nel reparto di terapia intensiva del Bexar County Medical Center Hospital. Anche qui si fece subito notare per la sua condotta decisamente bzzarra. Quando si verificò il primo decesso, si trattava di un bambino morto in seguito a complicazioni intestinali dopo un intervento chirurgico, lei si mise seduta su uno sgabello davanti al suo letto e cominciò a fissarlo a lungo, piangendo per la sua morte. Le sue colleghe ricordano che spesso aveva questo genere di condotta esagerato per un'infermiera. Nonostante anche in questo ospedale ci fossero buonissimi motivi per licenziarla quasi subito, grazie alla smisurata simpatia che nutriva per lei la capo reparto Pat Belko, Genene continuò a peggiorare nel suo comportamento sentendosi ormai inattaccabile. Durante il suo turno, quello delle 15-23, non faceva altro che correre su e giù per i corridoi, sbagliando spesso anche le terapie, rispondendo male a chi osava riprenderla in qualche modo, ignorando le direttive dei suoi superiori. Inoltre, cosa inquietante che soltanto dopo avrebbe assunto un senso, era solita mentre addestrava le nuove arrivate, fare pronostici sui piccoli pazienti che sarebbero sopravvissuti e su chi non ce l'avrebbe fatta.
     Poco tempo dopo, un nuovo dottore divenne responsabile del reparto di terapia intensiva, il dottor Robotham, che notò subito il comportamento di Genene ma decise di avere pazienza, additandola semplicemente come una donna dal carattere un pò difficile da gestire, ma fondamentalmente brava nel suo lavoro. Nel 1981, Genene chiese il trasferimento nel reparto dove trattavano i neonati più gravi e la sua richiesta venne accettata. Nel nuovo reparto il suo comportamento divenne ancora più evidente. Sembrava quasIl dottor Robothami eccitarsi ogni qualvolta c'erano delle situazioni di emergenza, cosa che lei stessa ammise diverse volte con le colleghe dicendo che erano "esperienze incredibili". Altri affermavano di vederla in strani comportamenti durante la preparazione dei cadaveri, compito che spettava a lei. Sostenevano che alcune volte canticchiava allegramente mentre delle altre piangeva, ma come se si sforzasse di farlo. In ogni caso quello è anche il periodo in cui inizia a dare nell'occhio l'anomalo numero di decessi all'interno dell'ospedale. In 2 settimane si erano registrati 7 piccoli pazienti deceduti e sempre durante il turno delle 15-23, il turno di Genene, anche per problemi che non avrebbero dovuto essere fatali. Inoltre lei non faceva molto per tenere lontani i sospetti da sè, affermando ogni volta di fronte alle colleghe, "questa notte è la notte", riferendosi a qualche piccolo paziente che versava in gravi condizioni. Cosa che poi si verificava puntualmente.
     Il caso che attirò definitivamente su Genene i sospetti delle autorità ospedaliere, fu quello del piccolo Josè Antonio Flores, che arrivò in ospedale con dei comuni sintomi infantili che non avrebbero dovuto destare sospetti. Il bimbo di soli 6 mesi però cominciò a sviluppare un deciso peggioramento con convulsioni e arresto cardiaco. L'emergenza rientrò dopo l'intervento immediato dei dottori che riportarono il piccolo paziente a condizioni di salute stabili. La notte proseguì tranquilla finchè il giorno dopo, nel turno delle 15-23 ancora un peggioramento con convulsioni, sanguinamento e arresto cardiaco, che questa volta fu definitivo. La causa della morte rimase ignota, ma dalle analisi del sangue del piccolo cadavere risultò una quantità enorme di Heparin, un anticoagulante che non avrebbe dovuto neanche assumere. Quando due medici poi si accorsero che Genene somministrava quel farmaco anche ad un altro neonato di 3 mesi, Albert Garza, la affrontFiala di Heparinarono direttamente ma furono trattati con la solita arroganza e ricevettero solo urla e parolacce. Nonostante fosse sempre protetta dalla caposala, il consumo di Heparin venne comunque messo sotto forte controllo, ed inoltre venne disposto che in caso di morti accidentali o improvvise, i cadaveri dovevano essere sottoposti ad ulteriori approfonditi esami. In questo clima di controllo Genene non poteva più agire indisturbata quindi come sempre, quando si sentiva impotente per qualcosa, iniziò ad accusare diversi malori, fece diverse visite ma tutte senza un serio responso, se non la "sindrome di Munchausen", un disturbo che porta chi ne soffre alla smania di attirare una continua attenzione su di se.
     Ma gli strani decessi in reparto non si arrestarono neanche con l'Heparin sotto controllo. quando venne portato in ospedale Joshua Sawyer, 11 mesi, i dottori gli diedero del Dilantin per alleviare gli effetti dell'intossicazione da fumo che il bimbo aveva subito in seguito ad un incendio a cui era scampato. Sebbene tutti fossero ottimisti, Genene parlando con i genitori del piccolo affermava che sarebbe stato meglio per lui morire in quanto comunque avrebbe sofferto delle atroci conseguenze che il trauma gli avrebbe lasciato. Ed inaspettatamente il bimbo peggior, morendo per due attacchi cardiaci avuti di seguito. Gli esami autoptici parlavano chiaro. Overdose di Dilantin. Nessuno più ormai difendeva Genene, ma i responsabili dell'ospedale piuttosto che avviare un'indagine interna, deleteria per il buon nome dell'ospedale stesso, preferirono ignorare tutte le richieste di licenziamento provenienti dal dottor Robotham e le denunce di scomparsa di grosse quantità di medicinali. Ma ormai era troppo evidente che durante quel turno succedeva sempre qualcosa di troppo strano. E altre conferme arrivarono nel caso di Rolando Santos, bimbo di 1 mese, ricoverato per una polmonite e che nel turno di Genene ebbe tre diversi peggioramenti dovuti prima ad un'emorragia molto estesa, poi un continuo urinare che portò il piccolo alla disidratazione, e poi ancora un'overdose di Heparin. In tutti e tre i casi, i medici prontamente intervenuti, riuscirono a salvare il piccolo, decidendo di metterlo sotto sorveglianza per 24 ore al giorno. In questo modo il piccolo riuscì definitivamente a rimettersi in sesto ed uscire vivo dall'ospedale della morte.
     La commissione d'inchiesta che comunque fu istituita, presieduta dagli stessi dott. Robotham e da Pat Bolke, decise di sostituire tutte le Licensed Vocational Nurse con infermiere più esperte. Questo portò Genene a dare le sue dimissioni, ovviamente subito accettate con entusiasmo da tutti. Tuttavia la sua carriera non era La dottoressa Holland ancora finita. Sapendo che la dottoressa Kathleen Holland stava aprendo una clinica pediatrica privata a Kerrville, in Texas, Genene presentò la sua domanda e, nonostante caldamente sconsigliata da diverse fonti del Bexar County Medical center Hospital, la dottoressa Holland la accettò, assumendola e trovandole anche un alloggio in città. E nonostante l'entusiasmo delle famiglie della zona per l'apertura di un nuovo ospedale a due passi da casa, gli strani episodi cominciarono subito ed i casi di convulsioni segnalati furono da subito alti. Per sette volte i piccoli pazienti furono trasportati d'urgenza in ambulanza presso il Bexar Hospital, dove dopo pochi giorni di terapia si riprendevano regolarmente. I sospetti cominciarono a nascere anche nella nuova clinica. Non sempre però le cose finivano bene, come nel caso di Chelsea McLellan, una bimba di soli 15 mesi che era stata ricoverata per sintomi non preoccupanti, ma che nel giorno stesso del ricovero cominciò a soffrire di violente ed inspiegabili convulsioni. Trasportata d'urgenza in ambulanza presso il Sid Peterson Hospital, Chelsea morì durante il tragitto, assistita dalla stessa dottoressa Holland e da Genene. I genitori distrutti dal dolore non poterono fare a meno di denunciare lo strano comportamento di quella infermiera che sembrava quasi esaltata dall'accaduto, e che poi avevano visto piangere in modo del tutto inspiegabile.
     Un dottore raccoglie la testimonianza e denuncia l'accaduto alla polizia che avvia così un'indagine ufficiale. Viene inoltre creata una commissione di inchiesta la quale chiede alla dottoressa Holland se avesse nella sua clinica dosi di Sinilcolina, un potente farmaco che se usato in modo improprio provocLa piccola Chelsea McLellana il completo blocco muscolare lasciando i pazienti paralizzati e senza la possibilità di muovere un solo muscolo in tutto il corpo, ma perfettamente lucidi e vigili. La dottoressa ammette di avere due flaconi nel suo ufficio, ma che non si era mai verificata la necessità di doverlo utilizzare. Tuttavia insospettita dalla domanda, approfittando della pausa pranzo di Genene, della quale ormai sospettava pesantemente, scopre che uno dei due flaconi non è del tutto pieno, mentre l'altro è stato riempito con della semplice soluzione salina.
La dottoressa Holland si convince così della colpevolezza dell'infermiera che licenzia in tronco il 28 settembre del 1982, ed offre collaborazione alle autorità che però in quel momento sospettano anche di lei. La clinica finisce così in disgrazia, i pazienti vengono ritirati dai genitori e spostati in altri ospedali, il marito di Kathleen chiede il divorzio. Per fortuna le indagini si dirigono nel senso giusto e Genene viene indagata per diversi 47 morti sospette in diversi ospedali, ma viene formalmente incriminata per 10 decessi tutti avvenuti nel Bexar County Hospital.
     Il processo all'"infermiera della morte" si apre il 15 gennaio del 1984 a Georgetown e si concluse soltanto un mese dopo, il 15 febbraio, dopo 3 ore di camera di consiglio. La condanna fu di 99 anni di reclusione a cui se ne aggiungero altri 60 per i danni procurati al piccolo Rolando Santos, poi scampato alla triste sorte. Genene Jones è tutt'ora in carcere e potrà chiedere la libertà sulla parola nel 2009.


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